La telemedicina come nuovo strumento di refertazione per il poliambulatorio
La telemedicina costituisce da anni un argomento molto importante nel dibattito sull’evoluzione del sistema socio-sanitario. Oltre la naturale diffidenza da parte del paziente verso uno strumento nuovo che cambia il suo rapporto tradizionale con il medico, ci sono ancora degli ostacoli significativi alla sua applicazione su scala nazionale.
Nonostante questo la diagnosi e la refertazione tramite telemedicina rappresenterebbero un considerevole risparmio in termini di risorse e denaro per gli operatori e per i pazienti.
La commissione Europea tratta la telemedicina nella comunicazione COM (2008) 689 “Telemedicina a beneficio dei pazienti, dei sistemi sanitari e della società” del 4 Novembre 2008, nella quale individua specifiche azioni per la realizzazione su larga scala di servizi di Telemedicina quali: creare fiducia nei servizi di Telemedicina, favorirne l’accettazione, apportare chiarezza giuridica, risolvere i problemi tecnici ed agevolare lo sviluppo del mercato.
Anche nell’ambito dell’Agenda Digitale, predisposta dalla Commissione europea in attuazione del piano Europa 2020 ed ufficializzata il 19 agosto 2010, viene prevista una specifica “azione chiave” su cui la Commissione europea intende focalizzarsi con il coinvolgimento degli Stati membri e degli stakeholder interessati, con l’obiettivo della diffusione dei servizi di Telemedicina entro il 2020.
Se la Telemedicina nel Servizio Sanitario Nazionale stenta a decollare, per la risaputa lentezza nel recepire e applicare le innovazioni, questa è già una realtà nel regime privatistico, previa autorizzazione da parte della regione (o delle province autonome) per la specifica branca.
I poliambulatori o i medici privati, oltre a detenere una regolare abilitazione all’erogazione delle prestazioni sanitarie nella disciplina di riferimento, devono attenersi al Documento di definizione degli standard di servizio propri delle prestazioni di Telemedicina erogate, definito dalla Regione, tenuto conto anche di standard definiti a livello nazionale.
L’applicazione della telemedicina, come accennato, può comportare molteplici vantaggi, soprattutto per i pazienti, per esempio un più agevole accesso alle cure, sia in aree lontane da presidi di cura attivi, sia in situazioni di ridotta o assente mobilità del paziente, oltre a ridurre considerevolmente i tempi di attesa e i costi delle prestazioni sanitarie erogate in loco.
Oltre la diagnosi e la refertazione da remoto, il telemonitoraggio può migliorare la qualità della vita di pazienti cronici attraverso soluzioni di auto-gestione e monitoraggio remoto dei parametri fisici, anche ai fini di favorire il rientro in ambiente domestico di pazienti ospedalizzati.
Per la realizzazione di questi obiettivi e per rispettare la privacy del paziente, ambito nel quale la normativa è sempre più stringente, gioca un ruolo essenziale l’utilizzo di avanzate tecnologie ICT. La Telemedicina infatti deve assicurare la trasmissione sicura di informazioni e dati sanitari nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti. Questi dati devono essere criptati e utilizzare connessioni sicure, oltre ad essere consultati e gestiti solo da personale autorizzato in cartelle sicure e presidiate. Il paziente deve essere sempre informato della modalità in cui si svolge la prestazione in telemedicina e rilasciare esplicito consenso.
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